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Ci vediamo il 18 luglio alle ore 19:30 / 20:30 presso il Cimitero Evangelico agli Allori per un'imperdibile e unica occasione di vivere questo luogo affascinante e suggestivo in una maniera unica!

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L'IDEA

Viviamo in una società sempre più caratterizzata dal progresso e dall’aggiornamento tecnologico, dalla globalizzazione e dalla piena conoscenza di tutto ciò che accade vicino e lontano da noi. Una società in cui il viaggio alla ricerca e scoperta di nuove realtà e culture appare come lo strumento necessario per essere all’avanguardia, per propagandare la propria apertura mentale e disponibilità verso quello che è altro da noi. L’altro appare degno di curiosità e interesse finché resta lontano da noi, dalla nostra quotidianità, dal nostro paese. Varcate le frontiere, invece, esso diventa una minaccia e un pericolo. La tendenza a preservare e proteggere le proprie abitudini e tradizioni, come strumento per rafforzare la propria identità assume una connotazione negativa quando conduce a comportamenti di chiusura fisica e mentale. Parallelamente ogni singolo cittadino avverte il bisogno di chiudersi nel proprio io per fuggire all’incontro e al confronto con l’altro, per evitare di mettere in discussione il proprio modo di essere e di pensare. L’altro infatti viene spesso identificato come qualcuno di diverso da noi, che ci allontana dalla nostra cultura, visto come una minaccia e non come un’opportunità di scoperta e arricchimento. Abbiamo pensato che in un momento di conflitti e scontri legati a questioni politiche, religiose e sociali, abbiamo l’opportunità di dare il nostro piccolo contributo per modificare lo sguardo che ciascuno di noi ha sul mondo, partendo dall’analisi e dal significato del termine accoglienza.

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Partendo da queste considerazioni, abbiamo iniziato a riflettere e a interrogarci su come si è posta e si pone la città di Firenze riguardo a questa tematica.

Firenze ha una lunga storia di accoglienza, molti sono gli intellettuali internazionali che in diversi periodi si sono insediati nel capoluogo toscano contribuendo a scriverne la storia. Accanto ai luoghi più conosciuti, legati fortemente alle personalità artistiche che vi soggiornarono - tra cui Rilke, Wright, Dostojevski, Mary Shelley - è interessante conoscere ed esplorare sentieri meno battuti, osservando la città da un’angolatura diversa e stimolante che riconosce le tracce di quella storia minore di cui sono state protagoniste le comunità russe, polacche, anglosassoni, francesi, ebraiche, svizzere, tedesche.

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Abbiamo sentito la necessità di coniare una nuova parola per comunicare l’unione delle persone con la città di Firenze in un rapporto non solo di accoglienza ma anche di contaminazioni e confronti: nasce così “Florenstieri”, espressione che definisce non solo i nostri personaggi ma chiunque a Firenze abbia trovato una nuova casa. Con questo progetto vorremmo che la gloria del passato fosse fonte di ispirazione per nuove aperture e accoglienze, in una città dove continuano ad intrecciarsi le storie e le esperienze di “viaggiatori” che ancora oggi scelgono di vivere stabilmente a Firenze.

IL LUOGO

Luogo prezioso per coniugare il tema dell’accoglienza e dell’apertura della città di Firenze, è il Cimitero agli Allori, spazio ancora parzialmente inesplorato, in cui trovano accoglienza artisti e intellettuali di cinquanta nazionalità e trenta religioni diverse.

A seguito della settimana dedicata alla Scoperta dei Cimiteri Storici Europei (24 maggio-10 giugno 2019), promossa da ASCE (Association of Significant Cemeteries in Europe), abbiamo riflettuto sull’opportunità di mettere in luce e valorizzare questa “Spoon River” di Firenze guardandola con i nostri occhi e restituendola al pubblico attraverso questa chiave di apertura e accoglienza, un messaggio attuale che intendiamo rivolgere in particolare ai nostri coetanei, le giovani generazioni.

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A inizio Ottocento, l’editto napoleonico di Saint-Cloud (1804) che vietava le sepolture all’interno delle chiese e dei chiostri, dava vita all’istituzione dei cimiteri extraurbani, ossia luoghi collocati al di fuori della cerchia muraria, destinati alla sepoltura dei morti. Nel 1865, con l’abbattimento delle mura cittadine e la creazione dei viali di circonvallazione ad opera di Giuseppe Poggi, quando Firenze divenne capitale del Regno d’Italia, i cimiteri extraurbani si trovarono inglobati all’interno del centro abitato. Tra questi anche il Cimitero degli Inglesi fuori porta de’ Pinti, che fino a quel momento aveva dato sepoltura alle comunità non cattoliche. In seguito a regolamenti comunali che stabilivano una distanza minima dei cimiteri dal centro abitato, a partire dal 1877 nel Cimitero degli Inglesi vennero vietate le tumulazioni di nuove salme. Di conseguenza, nel 1878, le chiese evangeliche fiorentine (Anglicana, Battista, dei Fratelli, Luterana, Riformata Svizzera, Valdese) aprirono il Cimitero agli Allori sulla via Senese, per offrire degna sepoltura alle comunità non cattoliche. Non più capitale politica, ma senza dubbio rilevante crocevia culturale cosmopolita, Firenze e il Cimitero agli Allori dettero rifugio e accoglienza a quelle personalità artistiche e intellettuali che avevano scelto la città quale fonte di ispirazione, ma anche e soprattutto a perseguitati politici, rivoluzionari, omosessuali. Col tempo, infatti, il cimitero agli Allori si è trovato ad accogliere le tombe di persone di nazionalità e religioni diverse, dai protestanti ai musulmani e anche ai laici.

Qui riposano nomi importanti del collezionismo e della storia dell’arte: da Frederik Stibbert a Sir Harold Acton, da Roberto Longhi a Herbert Percy Horne; ma anche artisti, come i due pittori svizzeri Arnold Böcklin (autore del celebre quadro l’Isola dei Morti, ispirato peraltro al Cimitero degli Inglesi) e Karl Stauffer, e il pittore tedesco Hans-Joachim Staude.

Molte sono anche le donne qui sepolte, artiste, intellettuali, scrittrici come Oriana Fallaci, Ludmilla Assing, Vernon Lee, Olga Basilevskij Bachmetev, Anna Fitzgerald Mayer, Dorothy Nevile Lees. Accanto a loro, tanti altri grandi nomi, ma anche figure meno conosciute, non meno degne di essere ricordate.

L'EVENTO

Partendo dall’idea di una passeggiata tra le sculture del suggestivo Cimitero Evangelico agli Allori, abbiamo pensato di dare voce alle personalità artistiche più interessanti e curiose che qui riposano, attraverso la creazione di un percorso performativo.

Lo spettacolo si svolgerà in due parti: una visita performativa negli spazi del cimitero, seguita da una performance corale di danza e musica.

Il pubblico verrà accolto al cimitero agli Allori, attraverso una mappa sarà guidato alla scoperta di alcuni personaggi simbolo della multiculturalità che caratterizzò Firenze tra Ottocento e Novecento.

Violet Paget, Frederick Stibbert, Rosa Ludmilla Assing, Joachim Staude, David Lees e le sorelle D’Aranyi saranno protagonisti di questa serata dedicata alla concezione di una Firenze aperta, luogo di scambi e confronti, dove le tracce di antichi e nuovi viaggiatori si confondono.

Gli spettatori avranno modo di conoscere le storie di questi personaggi attraverso le parole che loro stessi scrissero in vita, interviste impossibili, improbabili salotti, attraverso una molteplicità di linguaggi che spaziano dalla coreografia alla musica. Come in una lontana memoria, l’eco dei pensieri di ciascuna personalità rivivrà attraverso un dialogo tra voce e movimento a testimonianza di una Firenze all’avanguardia, crocevia di visitatori provenienti da Europa e Stati Uniti, che hanno scelto la culla del Rinascimento come loro dimora.

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Programma della serata:

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  • 19:15 / 20:15 Accoglienza

  • 19:30 / 20:30 Inizio del percorso performativo “Ancora non so come vorrò mai partire da qui”

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